Chi sono

Mi chiamo da sempre Francesco Damiano. È il nome che hanno scelto i miei genitori che poi è esattamente il nome e cognome di mio nonno paterno.

Nasco a Foggia il 12 luglio 1970 alle ore 13:43.

Pensate che rottura trovarsi a Foggia nel centro del desert… ops tavoliere delle puglie – il 12 luglio (…uff che caldo) – per mia madre e per l’ostetrica alle ore 12 (uff, uff …che caldo, caldo ….AHAAHH svengo!) e per mio nonno che era presente per assistere sua figlia, e mio zio che aveva guidato la macchina fino alla clinica.

TUTTI in un bagno di sudore.
TUTTI.

Si, tutti …tranne UNO: mio padre!

Mio padre era ad Ancona, si, è così, mentre io nascevo lui era là piantone di guardia in una insignificante, ma in compenso fresca garitta ad Ancona (a 400 Km di distanza).

Ad Ancona trascorro un’allegra e piacevole infanzia e pre-adolescenza.

Cresco tra il ciauscolo e i bombi (particolari lumachine di mare), cresco insieme all’Ancona Calcio che centra la promozione in serie B nel 1988. Quanto mare: spiaggia con sabbia, spiaggie con sassolini, scogli… insomma con tutto questo mare non potevo non imparare a nuotare, si ma nella piscina comunale dietro il Passetto!!! Vabbè.

Nella città marchigiana avviene anche la mia prima, primissima esibizione teatrale della mia vita, il mio esordio mondiale: nella parte di uno dei 12 apostoli. Avevo tre battute e le ripetevo in continuazione. Ai miei genitori chiesi se ero piaciuto e loro risposero teneramente di SI, anche se era chiarissimo che un po’ l’assenza di microfoni, un po’ la loro distanza dal palco, non avevano sentito nulla.

Nel frattempo dai 15 ai 19 anni per volere di mio padre ci siamo trasferiti a Manfredonia. Proprio a Manfredonia (in provincia di Foggia, ndr), non so, sarà la gente allegra, sarà la brezza frizzante di mare, è iniziata a venir fuori la mia vena comica, ricordo (esistono ancora foto e video, ahimè!, nonostante numerosi sequestri dell’FBI) di essermi esibito nei panni di un ballerino classico, con tanto di tutu bianco in tulle a 3 strati, in un balletto con tanto di grand jetè finale.

E’ ancora vivido il ricordo preciso del fragore delle risate e degli applausi ricevuti e lì pensai “Mmmh però che bella sensazione!”

Dal 1989 vivo a Torino.

Dopo molteplici e approfondite ricerche posso dire che qui non c’è il mare.
Peccato. In compenso ci sono tante piscine.

Invece il posto più vicino per vedere il mare è Savona.

Vedere il mare, ho detto, …dalla macchina. Si, praticamente arrivi la mattina a Savona, giri come un pazzo per cercare un parcheggio, poi scopri che le spiaggie libere sono dei fazzoletti di sabbia 4×4 iper affollate, continui a cercare parcheggio, giri, giri, continui a cercare una spiaggetta libera (in ogni senso), giri, giri, parcheggio niente, spiaggetta niente, verso sera giri la macchina e torni a casa.

E una volta a casa posso veramente dire “Sono andato a Savona a vedere il mare”.

A Torino maturo diverse esperienze come animatore in Oratorio, e poi un bel giorno conosco alcuni brutti ceffi componenti della compagnia teatrale “I BARCAIOLI” che mi sorridono e mi accolgono tra loro.

Con loro è partita questa grande avventura, avventura di provare emozioni nuove nel calcare (non quello delle lavatrici) i primi palcoscenici. Emozionarsi per emozionare.

Infatti senza una sana tremarella e quanto inquietante e puntuale vuoto mentale prima di mettere piede in scena, non è una vera partecipazione, ma una insipida esibizione.

Ecco il primo vero insegnamento ricevuto: trasmettere.

Cosa?
Semplicemente TUTTO.

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Il riso è uno starnuto mentale in grado di liberare la mente e di creare unità tra mente e corpo, che è poi la chiave della nostra salute. - S. Freud